Covid e caduta dei capelli: quale correlazione
Esiste una correlazione fra caduta dei capelli e Coronavirus? La risposta a quanto pare è affermativa. A dirlo sono ormai diversi studi, che in vari paesi del mondo dimostrano come gli effetti del Coronavirus si ripercuotano anche sui nostri amati capelli. Secondo alcuni la quota di persone colpite da Covid-19 con una perdita significativa di capelli sfiora il 30%, secondo altri – calcolando le mancate segnalazioni da parte di chi si vergogna per la propria condizione – la stessa quota arriverebbe al 50%. Numeri che fanno impressione se rapportati alla diffusione trasversale del Coronavirus nella popolazione italiana e mondiale, con milioni di soggetti di ogni età vittime di danni fisici e psicologici, in alcuni casi di lunga durata (quello che viene definito dagli esperti long Covid). Come dichiarato da una nota dermatologa, la dottoressa Antonella Tosti dell'Università di Miami Health Ststem:
Ho assistito personalmente da 60 a 70 casi di alopecia grave a seguito di infezione da COVID-19. Vedo anche pazienti in Italia, quindi ho avuto l'opportunità di seguire questi pazienti mesi dopo, poiché la pandemia in Italia è iniziata prima che negli Stati Uniti (fine febbraio 2020). La maggior parte dei pazienti che ho visto ha perso dal 50 al 70% dei capelli a seguito dell'infezione da COVID-19.
Una situazione pesante, che si amplifica nel momento in cui consideriamo anche i soggetti non direttamente colpiti dal Coronavirus. Molti hanno infatti manifestato un tipo di caduta di capelli meglio conosciuto come telogen effluvium: non un segno di calvizie prematura, bensì una perdita temporanea dei follicoli piliferi. Questa potrebbe essere stata causata da eccessivo stress dovuto alle immense pressioni sociali, professionali e finanziarie causate dalla pandemia. Anche i farmaci stanno giocando un ruolo negativo nella perdita di capelli legata alla pandemia di Covid. Per fortuna le soluzioni per combattere la calvizie esistono, anche quando siamo di fronte a un caso di perdita dei capelli da Covid. Nei paragrafi seguenti vedremo quali sono queste soluzioni e che differenze sussistono fra un percorso di cura e l'altro.
Pensiamo però anche all'ossigenoterapia, un trattamento non invasivo che prevede la somministrazione di ossigeno direttamente nel cuoio capelluto, con l'obiettivo di migliorare l'approvvigionamento di questo prezioso elemento nel bulbo pilifero (con risvolti positivi immediati anche per la salute dei capelli). Un altro trattamento non invasivo e dall'effetto immediato sono le microfibre di cheratina, microscopiche fibre sintetiche distribuite sui capelli con un semplice spray, in modo da creare un infoltimento dei capelli artificiale e temporaneo, ma replicabile infinite volte senza particolari controindicazioni (anche in fai-da-te). Infine, un posto d'onore va sicuramente all'autotrapianto di capelli, suddiviso a sua volta in autotrapianto FUE e autotrapianto FUT o Strip. In questo caso parliamo di metodi piuttosto invasivi ma dalle potenzialità enormi sia in termini di personalizzazione che di recupero della capigliatura perduta.
La differenza tra i due protocolli è presto detta: nel trapianto FUE (Estrazione di Unità Follicolari) vengono prelevati i singoli bulbi piliferi tramite microbisturi, mentre nella tecnica FUT o strip viene estratta una losanga di pelle del cuoio capelluto che contiene i follicoli capillari. Per comprendere appieno le differenze, i punti di forza e le controindicazioni di ognuna delle due metodologie consigliamo di rivolgersi senza esitazioni e senza impegno ai nostri specialisti. Le informazioni tratte dal web generano spesso confusione e inducono a conclusioni affrettate, se non del tutto campate in aria. La consulenza di un esperto, al contrario, consente di analizzare il decorso dei capelli una volta conclusa l'infezione da Covid e procedere di conseguenza con il trapianto FUE, il trapianto FUT o le altre possibili soluzioni.
Prenota la tua visita presso uno dei 6 centri HairAid italiani!
1) Percorsi tricologici
Includono tutte le soluzioni basate sui principi della tricologia, metodo di cura dei capelli con integratori e prodotti di varia natura, inclusi balsami e shampoo.
2)Percorsi chirurgici
Infoltimento di capelli non chirurgico, microfibre di cheratina e tricopigmentazione rappresentano le opzioni migliori per quanto riguarda le soluzioni non tricologiche. A queste si aggiungono le protesi capillari, nel caso di HairAid riconosciute come dispositivi medici.
3) Percorsi chirurgici
Le soluzioni chirurgiche sono l'ideale per tornare ad avere una chioma folta e luminosa dopo una caduta dei capelli repentina e diffusa. Ormai gli attuali strumenti garantiscono un livello di invasività minimo, senza rischi e senza effetti collaterali o complicanze.
Richiedi una videoconsulenza nell'orario e nel giorno che preferisci
I pazienti che desiderano tornare a una condizione di capigliatura all'altezza delle aspettative possono valutare anche la strada degli impianti o protesi capillari. Quelli proposti da HairAid sono stati classificati di recente come dispositivi medici di classe 1, un riconoscimento che è sinonimo di affidabilità, e che permette di detrarre il 19% della spesa sostenuta qualora l'impianto sia finalizzato a “sopperire un danno estetico conseguente ad una patologia” o rappresenti “un supporto in una condizione di grave disagio psicologico nella relazione di vita quotidiana”. Una casistica facilmente sovrapponibile a quella dei malati di Coronavirus.
Ho assistito personalmente da 60 a 70 casi di alopecia grave a seguito di infezione da COVID-19. Vedo anche pazienti in Italia, quindi ho avuto l'opportunità di seguire questi pazienti mesi dopo, poiché la pandemia in Italia è iniziata prima che negli Stati Uniti (fine febbraio 2020). La maggior parte dei pazienti che ho visto ha perso dal 50 al 70% dei capelli a seguito dell'infezione da COVID-19.
Una situazione pesante, che si amplifica nel momento in cui consideriamo anche i soggetti non direttamente colpiti dal Coronavirus. Molti hanno infatti manifestato un tipo di caduta di capelli meglio conosciuto come telogen effluvium: non un segno di calvizie prematura, bensì una perdita temporanea dei follicoli piliferi. Questa potrebbe essere stata causata da eccessivo stress dovuto alle immense pressioni sociali, professionali e finanziarie causate dalla pandemia. Anche i farmaci stanno giocando un ruolo negativo nella perdita di capelli legata alla pandemia di Covid. Per fortuna le soluzioni per combattere la calvizie esistono, anche quando siamo di fronte a un caso di perdita dei capelli da Covid. Nei paragrafi seguenti vedremo quali sono queste soluzioni e che differenze sussistono fra un percorso di cura e l'altro.
DALL'OSSIGENOTERAPIA ALL'AUTOTRAPIANTO FUE E FUT
I pazienti colpiti da Covid-19 o da stress con conseguente telogen effluvium possono contare su una vasta gamma di trattamenti e terapie anti-caduta, dalle più semplici alle più avanzate. Pensiamo solo agli integratori alimentari, da assumere per via orale, ottimi alleati in grado di rafforzare e nutrire il capello, con un significativo ispessimento del diametro. In momenti di particolare stress questi integratori, di cui abbiamo parlato anche noi nell'articolo Integratori per capelli: quali assumere e perché, forniscono una protezione e una fonte di nutrimento importantissima.Pensiamo però anche all'ossigenoterapia, un trattamento non invasivo che prevede la somministrazione di ossigeno direttamente nel cuoio capelluto, con l'obiettivo di migliorare l'approvvigionamento di questo prezioso elemento nel bulbo pilifero (con risvolti positivi immediati anche per la salute dei capelli). Un altro trattamento non invasivo e dall'effetto immediato sono le microfibre di cheratina, microscopiche fibre sintetiche distribuite sui capelli con un semplice spray, in modo da creare un infoltimento dei capelli artificiale e temporaneo, ma replicabile infinite volte senza particolari controindicazioni (anche in fai-da-te). Infine, un posto d'onore va sicuramente all'autotrapianto di capelli, suddiviso a sua volta in autotrapianto FUE e autotrapianto FUT o Strip. In questo caso parliamo di metodi piuttosto invasivi ma dalle potenzialità enormi sia in termini di personalizzazione che di recupero della capigliatura perduta.
La differenza tra i due protocolli è presto detta: nel trapianto FUE (Estrazione di Unità Follicolari) vengono prelevati i singoli bulbi piliferi tramite microbisturi, mentre nella tecnica FUT o strip viene estratta una losanga di pelle del cuoio capelluto che contiene i follicoli capillari. Per comprendere appieno le differenze, i punti di forza e le controindicazioni di ognuna delle due metodologie consigliamo di rivolgersi senza esitazioni e senza impegno ai nostri specialisti. Le informazioni tratte dal web generano spesso confusione e inducono a conclusioni affrettate, se non del tutto campate in aria. La consulenza di un esperto, al contrario, consente di analizzare il decorso dei capelli una volta conclusa l'infezione da Covid e procedere di conseguenza con il trapianto FUE, il trapianto FUT o le altre possibili soluzioni.
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PERCORSI DI CURA CONTRO LA CADUTA DEI CAPELLI POST-COVID
Riepilogando, i trattamenti principali proposti nei nostri centri specializzati per contrastare la caduta dei capelli o infoltire l'acconciatura a seguito di infezione da Covid comprendono:1) Percorsi tricologici
Includono tutte le soluzioni basate sui principi della tricologia, metodo di cura dei capelli con integratori e prodotti di varia natura, inclusi balsami e shampoo.
2)Percorsi chirurgici
Infoltimento di capelli non chirurgico, microfibre di cheratina e tricopigmentazione rappresentano le opzioni migliori per quanto riguarda le soluzioni non tricologiche. A queste si aggiungono le protesi capillari, nel caso di HairAid riconosciute come dispositivi medici.
3) Percorsi chirurgici
Le soluzioni chirurgiche sono l'ideale per tornare ad avere una chioma folta e luminosa dopo una caduta dei capelli repentina e diffusa. Ormai gli attuali strumenti garantiscono un livello di invasività minimo, senza rischi e senza effetti collaterali o complicanze.
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